L’azienda in crisi e l’allarme sociale.

Del termine “crisi” si è cercato spesso di dare una definizione univoca.

In senso strettamente finanziario esso è considerato sinonimo di insolvenza, ritenendo in crisi l’impresa che “non sia in grado di fare fronte alle proprie obbligazioni, o meglio, quando vengano meno le condizioni di liquidità e di credito necessarie per adempiere regolarmente e con mezzi normali, alle obbligazioni contratte”.

La crisi d’impresa è causa di “allarme sociale”. Gli interessi che ruotano intorno a un’impresa sono numerosi e variegati e la crisi della stessa è spesso il risultato di un particolare intreccio di condizioni esterne e di fattori interni:
in primo luogo, i creditori dell’imprenditore, i quali individuano nella crisi l’impossibilità di ottenere quello che è loro dovuto.
in secondo luogo, la crisi pregiudica anche e inevitabilmente i lavoratori della stessa.

Più aumentano le dimensioni dell’impresa e le sue relazioni, più la questione può avere un impatto di carattere sociale le cui conseguenze possono arrivare a travolgere spesso altre imprese.
In questo modo, a risentirne, è l’intero sistema economico di un determinato ambito di riferimento, perché la crisi di un’impresa può dare luogo a crisi aziendali a catena che pregiudicano la stabilità dell’intero ambito economico.
Nell’ambito delle crisi di un’impresa, è possibile distinguere principalmente traCrisi da rigidità e Crisi da inefficienza.

La prima si appalesa quando il sistema aziendale subisce un processo di sclerosi e la sua azione incontra difficoltà con l’ambiente esterno e manifesta incapacità di reagire alle mutate condizioni che si possono verificare, le cui cause sono di natura esogena e non dipendono da fattori interni all’azienda e per questo si definiscono quali cause congiunturali (aumento del costo delle materie prime, dell’energia, instabilità dei cambi monetari e dei tassi finanziari, etc.).

La crisi da inefficienza, invece, riguarda l’ambito interno di un’azienda e si manifesta quando uno o più settori o rami di essa non produce più margini di contribuzione economica in linea con le loro specifiche potenzialità.
Si tratta di una crisi connessa a cause interne che possono dipendere ora dal diminuito patrimonio, ora dalla struttura produttiva oppure causata da una gestione non in grado di sorreggere le sfide della competizione, cioè da quegli elementi che caratterizzano le modalità di conduzione dell’impresa.

Sono cause strutturali di tipo finanziario quantitativo l’eccessivo ricorso al capitale di credito, di tipo finanziario qualitativo, il ricorso a forme di finanziamento molto onerose e di carattere organizzativo e strutturale.
Il quadro che ne esce fuori sarà quello di un’azienda in crisi. Tale situazione potrà sfociare e condurre la stessa allo stato di insolvenza.
La situazione di crisi è quella fase della vita dell’impresa che pone a rischio la prospettiva della continuazione dell’attività.

Il suo risanamento, in questa ipotesi, sarà ancora possibile.
Quando, invece, l’impresa giungerà allo stato di insolvenza allora essa non sarà più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

Una volta stabilita la “refertazione”della malattia la questione principale riguarderà la scelta della soluzione da attuare come rimedio a quella che può essere definita una situazione di squilibrio che compromette l’intero assetto economico, finanziario e patrimoniale dell’impresa.

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